“Un’economia dell’abbondanza, anziché della scarsità
Il nostro sistema economico mette l’accento sull’idea della percezione della scarsità. Quanto più possediamo tanto più ci appaiono insufficienti. Nonostante i progressi tecnici immensi e miglioramenti materiali in molti campi della vita, qualcosa sembra mancarci. Dal punto di vista materiale siamo ricchi come nessuna generazione prima di noi, eppure rimaniamo affamati. Ma questa fame è di natura spirituale e non può essere soddisfatta da qualche innovazione nel settore delle merci o dei servizi”.
«L'ECONOMIA SIAMO NOI».
E possiamo cambiare le cose!
di Kai Romhardt
La nostra vita è letteralmente intrisa di economia.
Lavoriamo. Acquistiamo prodotti. Prendiamo in prestito denaro o lo investiamo. Attraverso il nostro lavoro, i nostri consumi e il nostro modo di impiegare il denaro diamo forma e sostegno a ciò che chiamiamo economia. Questa economia siamo noi. Ma questa economia è al servizio dei nostri desideri più profondi? Il sistema economico attuale dà un contributo positivo alla nostra felicità?
Come esseri umani cerchiamo comunità, amore, fiducia e comprensione.
Il nostro lavoro, il nostro modo di consumare e i nostri soldi possono e dovrebbero essere uno strumento al nostro servizio a questo scopo.
L’economia deve avere e creare senso. Questo dovrebbe essere il nostro obiettivo comune.
Invece, l’economia di oggi provoca delusione e rabbia in molti di noi. Le crisi economiche e finanziarie creano un’atmosfera di paura e insicurezza. In molte imprese aumentano lo stress, la pressione e la competizione tra i dipendenti.
Il piacere e il senso del lavoro hanno sempre più spesso la peggio. L’avidità e la perdita del senso della misura scuotono le fondamenta della fiducia nelle élites dell’economia. Come si è potuti arrivare a questo? Cosa c’è che non funziona? Come abbiamo potuto creare un’economia che non soddisfa i nostri bisogni più profondi, che indebolisce le nostre comunità, rafforza le nostre paure e la nostra insoddisfazione, e indurisce i cuori?
In tempi di crisi ci sentiamo facilmente delle vittime. Vittime di banchieri avidi, di politici incompetenti, di spietate leggi di mercato o di manager cinici che cancellano o delocalizzano posti di lavoro. Sembriamo osservatori muti di un sistema potente, che ci tiene stretti e ci influenza attraverso prezzi, salari, debiti, posti di lavoro, e proprie logiche. Rassegnarci a rimanere osservatori è una prospettiva inappropriata e pericolosa.
Anziché cercare i colpevoli e criticare le grandi strutture economiche, faremmo meglio a capire cosa noi possiamo fare per far sì che la nostra economia, nel piccolo, così come nel grande, cambi in meglio.
L’economia non “succede”!
L’economia non è un sistema autarchico, che esiste al di fuori di noi stessi, e non è un evento di cui siamo spettatori impotenti. Siamo noi ogni giorno a comprare e vendere, risparmiare e fare debiti, lavorare o non lavorare. Siamo noi a sviluppare bisogni e a soddisfarli, a realizzare prodotti di valore o dannosi. Siamo noi ad attraversare la vita soddisfatti o insoddisfatti. Siamo noi a consumare con misura o smodatamente, ad acquistare merci in maniera cosciente o inconsapevole, a dare sostegno a ciò che ha senso o all’insensato.
Noi scegliamo ogni giorno, anche se le attuali strutture economiche possiedono un grande potere. In molti ambiti siamo più liberi di quanto pensiamo – e questo è allo stesso tempo meraviglioso e difficile.
L’economia non è una legge di natura incontrovertibile, ma piuttosto l’espressione del nostro spirito individuale e collettivo. Ogni giorno possiamo dare a questa economia una direzione più sensata. Acquistando e consumando con più consapevolezza, investendo e contraendo debiti con maggiore attenzione, lavorando con maggiore presenza mentale realizziamo in piccolo un’economia che si distingue in modo significativo dal sistema economico attuale.
L’intreccio di milioni, miliardi di queste attività economiche piccole, medie e grandi forma, giorno dopo giorno, un’economia nuova, creando in questo modo il potenziale per realizzare cambiamenti positivi.
A ogni stadio del suo sviluppo, l’umanità ha manifestato un diverso comportamento economico. Se cambiano i nostri atteggiamenti mentali, cambia l’economia. Questo libro invita a volgere uno sguardo nuovo, pratico e più profondo a temi economici fondamentali. A quali teorie, modelli e concetti prestiamo fiducia? Quale economia vogliamo?
Alcuni principi dell’economia tossica
Nella nostra ricerca della felicità, abbiamo interiorizzato – come individui e come società nel suo insieme - alcune idee economiche fondamentali: crescita, concorrenza, efficienza, rendita, prestazioni e altri concetti simili hanno messo radici profonde nel nostro spirito. Ne sperimentiamo le conseguenze nelle scuole, nelle istituzioni culturali, in politica e sul posto di lavoro, e li adottiamo anche come metri di misura per giudicare noi stessi. Queste idee ci rendono più felici? O hanno rafforzato nella nostra vita la divisione, le contrapposizioni, la sfiducia e la paura?
La fiducia nel sistema economico dominante presenta crepe sempre più vistose. Sempre meno persone credono a economisti, imprenditori e politici che promettono che crescita economica, imprese di successo e borse in rialzo ci assicurino una “buona vita”. Sono crepe che ormai attraversano la società nel suo insieme. Se guardiamo con attenzione, vediamo che tutta una serie di concetti economici sono di natura tossica.
Prendiamo il dogma della crescita. Ma che cos’è che cresce? Cosa hanno in comune i mercati di 1. antidepressivi, 2. prigioni, 3. yacht di lusso, 4. servizi di sicurezza privati e 5. chirurgia estetica? Sono tutti mercati in crescita a livello mondiale. Possiamo essere contenti di questa crescita?
Secondo me, no. Se questi mercati crescono, si tratta di un segno che sono in aumento: 1. depressione, 2. esclusione e violenza, 3. avidità e lusso sfrenato, 4. paura e insicurezza e 5. senso di inferiorità e odio per sé stessi.
L’aumento del consumo di un gran numero di prodotti è un sintomo di maggiore sofferenza spirituale.
Pensiamo troppo poco a questi nessi quando parliamo di crescita.
Ora, prendiamo la glorificazione della competitività.
Concorrenza e competitività vengono viste come virtù fondamentali dell’economia di mercato. Ma la concorrenza crea pressione, tensioni e divisioni in ogni settore della società. La concorrenza incoraggia il “tutti contro tutti”, a discapito della cooperazione.
Se guardiamo più in profondità, scopriamo che molti problemi della società contemporanea – lo stress, la sindrome di burn out, la depressione o l’agitazione costante - vengono alimentate dall’idea della competizione. Non abbiamo mai abbastanza. Non siamo mai al sicuro.
La nostra economia si è distaccata in molti ambiti dai nostri veri bisogni. Non ci ha reso più felici, soddisfatti o empatici, ma acuisce la nostra sofferenza, nutre la nostra insoddisfazione e indebolisce le nostre comunità.
Negli ultimi decenni abbiamo dato a concetti e idee economiche limitate troppo potere sulle nostre esistenze. Bisogna domare questo mostro. Ma prima di poterlo fare, dobbiamo fare chiarezza nella nostra mente.
Questo libro illustra nelle sue tre parti una serie di alternative a idee consolidate dell’economia, e mette in discussione concetti come crescita, rendita, guadagno e successo. Il nostro pensiero economico affonda le radici in alcuni falsi presupposti riguardanti i nessi tra cause ed effetti, e agisce sulla base di concetti ed ipotesi tossici. L’economia attuale ci rende più soddisfatti e più gentili? La maggior parte degli economisti semplicemente ritiene che questa e altre domande simili non rientrino nel loro ambito di competenza e responsabilità. Eppure, esse sono rilevanti, anzi essenziali. Un’economia che non guarda al nostro benessere spirituale, non vede il nostro potenziale umano e non comprende i nostri bisogni più profondi ha fallito, e va sostituita con una prospettiva più ampia.
Un nuovo modello ideale: l’economia di consapevolezza
Nel Buddhismo si sostiene che “è la mente a creare il nostro mondo”.
La nostra mente comprende il pensiero, le emozioni, i giudizi e le percezioni dei sensi. Le nostre idee, teorie, valori e memorie sono parte della nostra mente.
Lo stato d’animo attuale e i nostri umori influenzano la nostra vita quotidiana. Essi creano la nostra realtà economica e orientano le nostre azioni quotidiane in ambito economico. Anche le radici della gioia, della felicità e della soddisfazione sono di natura mentale. È importante possedere una grande chiarezza in merito ai nostri personali processi mentali. Dobbiamo sapere come funziona la nostra mente. Solo se sappiamo cosa pensiamo e proviamo, e come percepiamo e giudichiamo, possiamo comprendere in profondità il mondo e decidere liberamente.
La chiave per questa chiarezza spirituale è costituita dalla coltivazione della consapevolezza. La consapevolezza (o presenza mentale) è la capacità della nostra mente di vedere le cose come esse sono veramente. La consapevolezza non è un concetto, ma uno stato della mente che possiamo allenare, proprio come un muscolo.
In questo libro verranno presentati diversi metodi sperimentati ed efficaci per coltivare questo stato mentale. Il grande dono della presenza consapevole è la chiarezza, e questa è in grado di rivoluzionare il modo in cui pensiamo l’economia: ecco il tema centrale di questo libro.
Diventando più consapevoli siamo in grado di portare chiarezza nei processi mentali. Riusciamo a vedere le nostre aspettative riguardo all’acquisto di un'auto, le emozioni che ci travolgono quando leggiamo il saldo del nostro conto corrente e le tensioni che si manifestano nel nostro corpo quando ci paragoniamo ai nostri colleghi di lavoro. Esaminiamo le motivazioni più profonde delle nostre azioni, portiamo alla luce l’essenziale e otteniamo in questo modo un più ampio spazio di libertà.
Osservando le nostre aspettative emotive quando acquistiamo un prodotto, o l’inquietudine quando leggiamo gli indici di borsa, riconosciamo che a causa dello stress e del continuo progettare e fare speculazioni perdiamo la bellezza del l'attimo presente.
La consapevolezza ci porta in contatto con la realtà viva, con la magia di questo momento. Viviamo solo adesso. Non nel futuro e neppure nel passato. La nostra vita è fatta di presente. Se manchiamo all’appuntamento con il presente, manchiamo all’appuntamento con la vita. Se tocchiamo in profondità il momento presente senza scappare via, si apre una porta. Quando ciò accade, cambiano il nostro lavoro, i nostri consumi e il nostro modo di usare il denaro e gli strumenti finanziari. Nei capitoli principali di questo libro presenteremo, oltre ai temi descritti sopra, un gran numero di esperienze e conoscenze che possono cambiare in modo radicale il nostro agire economico, sulla base dell’esperienza di centinaia di persone che praticano la consapevolezza. La consapevolezza non è una pozione magica, ma un sentiero di pratica, uno strumento mentale che aiuta ad arrivare a un’economia più salutare, più sensata e più capace di ispirarci ad agire bene.
L’AUTORE
Kai Romhardt lavora come oratore, autore, business coach e leader di ritiri. È insegnante di Dharma nella tradizione di Plum Village. Nella sua prima carriera ha lavorato come consulente aziendale e studioso nel campo della gestione aziendale della conoscenza. Dal 2001, la questione di ciò che la consapevolezza e la pratica buddhista hanno da offrire alla nostra economia è diventata l’essenza del pensiero e dell’azione di Kai.
È autore di libri sul management e sulle organizzazioni economiche, e sui vari effetti della mindfulness sulla nostra vita, sul lavoro e sul pensiero. Vive con la sua famiglia a Berlino, in Germania.
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