Una delle scoperte più impressionanti è quella fatta dagli Iniziati dell’India riguardo al sistema dei sette chakra.
Da parecchi millenni essi insegnano che, al di là del suo corpo fisico, nei suoi corpi eterico e astrale, l’uomo possiede dei centri sottili situati lungo l’asse della colonna vertebrale.
Hanno chiamato questi centri chakra (che in sanscrito significa “ruota”) o anche “loto”.
Dal basso verso l’alto, sono:
- alla base della colonna vertebrale: Muladhara, loto dai quattro petali
- al di sopra degli organi genitali: Svadhisthana, loto dai sei petali
- nella regione dell’ombelico e del plesso solare: Manipura, loto dai dieci petali
- nella regione del cuore: Anahata, loto dai dodici petali
- sul lato anteriore della gola: Visuddha, loto dai sedici petali
- tra le due sopracciglia: Ajna, composto da due grandi petali, divisi a loro volta in 48 petali ciascuno: in totale 96 petali
- alla sommità del capo: Sahasrara, il loto dai mille petali.
In realtà ne ha 960, che racchiudono al centro una corolla di 12 petali, quindi in totale 972. I 12 petali centrali sono di colore giallo oro, mentre gli altri 960 sono viola. Le due corolle girano in senso inverso l’una rispetto all’altra.
Nel corpo fisico non si può trovare alcuna traccia di questi centri spirituali perché sono situati nel corpo eterico. Tuttavia gli organi del nostro corpo sono sottoposti alla loro influenza. Nella quasi totalità degli esseri umani, questi centri sottili sono inattivi.
Per stimolarli dentro di sé, lo yogi deve risvegliare la forza Kundalini che sonnecchia alla base della colonna vertebrale, e farla risalire attraverso i chakra, dove essa attiva e libera le potenze contenute nei chakra. Kundalini viene rappresentata come un serpente arrotolato tre volte su sè stesso all’interno di una figura triangolare al centro del chakra Muladhara. Quando si risveglia, è come una fiamma, un fuoco che comincia a salire a spirale lungo la colonna vertebrale e, salendo, incontra e stimola gli altri chakra.
La tradizione dice che il serpente Kundalini lavora con la sua lingua su ogni chakra per saldare e collegare fra loro i vari elementi che permetteranno ai chakra stessi di girare. Ogni chakra è un sistema molto delicato, dotato di ingranaggi di una finezza estrema, e solo il serpente Kundalini è in grado di regolare quegli ingranaggi e di metterli in funzione. Nel momento in cui un chakra inizia a girare, si manifestano le facoltà e i poteri che lo caratterizzano.
I chakra si differenziano l’uno dall’altro in base al colore e al numero di petali, ossia il numero e l’intensità delle loro vibrazioni, le divinità di cui sono la dimora, e soprattutto le virtù e i poteri che il loro risveglio conferisce all’uomo:
- Muladhara fornisce l’energia vitale,
- Svadhisthana la forza creatrice,
- Manipura la coscienza collettiva,
- Anahata l’amore universale,
- Visuddha la saggezza,
- Ajna la chiaroveggenza,
- Sahasrara l’onnipotenza e la libertà.
Si dice che una divinità – o Shakti – dimori in ogni chakra.
Cominciando dal basso, i loro nomi sono:
- Daki- ni Shakti,
Rakini Shakti,
Lakini Shakti,
Kakini Shakti,
Shakini Shakti
Hakini Shakti.
Giunta al termine del suo viaggio, nel chakra Sahasrara, Kundalini raggiunge Shiva, il principio maschile. La riunione dei due principi, maschile e femminile, la testa e la coda del serpente, avviene in una luce sfolgorante. A partire da quel momento, lo yogi, giunto alla sommità, è libero da ogni ostacolo.
Gli induisti danno dei chakra una rappresentazione molto dettagliata.
Sarebbe troppo lungo soffermarsi su ciascuno di essi, e dunque mi soffermerò unicamente sul chakra del cuore, Anahata.
È molto importante per il vostro sviluppo spirituale che portiate su di voi, all’altezza del cuore, l’immagine di questo chakra, che è il centro dell’amore universale, poiché è quell’amore tanto disinteressato e vasto che risveglia in voi la vera intelligenza, ossia l’intuizione.
Centri e Corpi Sottili, coll. Izvor n. 219, cap. VI: I chakra